commento allo standard

IL LAGOTTO ROMAGNOLO STORIA DELLA RAZZA
Il Lagotto Romagnolo è un cane specializzato nella ricerca del tartufo su qualsiasi tipo di terreno;
si tratta dell’unica razza esistente al mondo specializzata nella ricerca del prezioso tubero.
Tipico cane da acqua, di mole medio-piccola, è un leggero mesomorfo con tronco che tende al
quadrato; l’aspetto generale è rustico, forte e ben proporzionato, se ne intuisce la funzionalità nel
lavoro. L’espressione è attenta, intelligente e vivace. Mentre lavora esibisce passione ed
efficienza, sfruttando la innata attitudine alla cerca e l’eccellente olfatto. L’istinto venatorio è stato
cancellato, così non viene distratto dal selvatico. Affettuoso e legatissimo al padrone, è anche un
eccellente cane da compagnia, molto addestrabile.
Il Lagotto Romagnolo, dal carattere sobrio come i veri campagnoli, ha le tipiche sembianze di
un cane che viene dal passato e l’espressione dolce ed attenta dei cani di razza italiana.
Osservandolo si ha una sensazione di cose antiche, arcaiche, giunte fino a noi per miracolosa
sorte, sfidando il tempo, la storia e le vicende umane.
Fin da tempi remotissimi i popoli italici intrattenevano scambi commerciali assai fiorenti coi
popoli dell’Oriente. Tali scambi presupponevano contatti continui a tutti i livelli che consentissero
alle diverse popolazioni di venire a conoscenza di usi e costumi diversissimi e che solo in questo
modo potevano essere diffusi. A ciò non si sottrassero di certo neanche i cani. Questo spiega i
tanti ritrovamenti effettuati (particolarmente durante scavi archeologici nell’Italia nord-orientale)
che si riferiscono a diverse etnie canine, ma con particolare riguardo ad un cane da acqua piccolo
e dal pelo ispido e arricciato.
Nella necropoli etrusca di Spina (vicino a Ferrara) furono ritrovate raffigurazioni di caccia e
pesca ove compare sistematicamente un tipo di cane in tutto simile al nostro Lagotto. Gli etruschi
infatti, affacciatisi sull’Adriatico settentrionale tra il VI ed il V secolo a.C. , ebbero rapporti con molti
popoli orientali e certamente questo contribuì a diffondere nella zona a nord dell’Adriatico i cani
tipici di quelle popolazioni.
E’ vero che le tendenze espansionistiche di molti popoli orientali li portarono verso occidente,
fino alla penisola iberica e alle isole britanniche, ma questo avvenne in epoca molto più tarda
rispetto ai primi contatti con le popolazioni italiche.
Quando i cani da acqua, attraverso il Nordafrica, giunsero in Spagna, durante le guerre di
conquista dei Mori, dando origine agli antenati dell’attuale Perro de Agua Español, erano già
diffusi da secoli in tutta la penisola italiana, con particolare riguardo alle zone umide e paludose
dell’Italia Settentrionale.
E’ dunque assai probabile che quel Canis acquaticus di cui parla Linneo e che definisce”da
tempo diffuso” nel Bacino del Mediterraneo, sia il nostro lagotto. Il disegno che ne fa Linneo è
impressionante per aderenza alla morfologia del cane riccio della Romagna.
Dopo la scomparsa della civiltà etrusca infatti i cani da acqua rimasero e si diffusero, in epoca
romana prima e poi medioevale, particolarmente in quella fascia costiera che da Ravenna,
attraverso le valli comacchiesi e venete, giunge fino al Friuli ed alla costa Istriana.
Negli affreschi della Camera degli Sposi nel Palazzo Ducale dei Gonzaga di Mantova,
realizzati da Andrea Mantegna attorno al 1456, nella scena che rappresenta “l’incontro”, ai piedi
del marchese Ludovico III Gonzaga, è ritratto un cane in tutto simile ai lagotti di oggi.
Numerose citazioni all’interno di libri di folklore, usi e costumi e sulla caccia, a partire dal XVI
secolo, ricordano l’utilizzo di un piccolo cane dal pelo ricciuto per il riporto della selvaggina
dall’acqua.
Impressionante è il quadro risalente alla metà del 1600, attribuito alla bottega del “Guercino” di
Cento di Ferrara che ritrae lo stesso pittore insieme ad un lagotto straordinariamente somigliante
ai cani di oggi
Questi cani affiancavano nelle loro varie attività i vallaroli o “lagotti”, pittoreschi personaggi che
prima delle grandi bonifiche di fine ‘800 furono la vera anima di quelle lagune ricchissime di
selvaggina. I vallaroli, che avevano in concessione le ben note “tinelle” (o “botti”) per la caccia di
valle, accompagnavano abitualmente i signori in quell’affascinante e difficile pratica venatoria.
Un’altra attività dei vallaroli era la cerca del tartufo, allora meno conosciuto di oggi e molto più
abbondante: inseparabile compagno di costoro era il piccolo Lagotto, custode della barca e della
casa, riportatore e recuperatore bravissimo soprattutto di folaghe allorquando centinaia di
barchini, nei famosi “rastrelli”, circondavano branchi di migliaia di questi uccelli facendone delle
vere e proprie stragi. Il Lagotto, spesso per ore ed ore, si tuffava anche nelle giornate più rigide a
volte rompendo il velo di ghiaccio e nuotando sott’acqua, per poi riportare sulla “battana” i volatili
abbattuti. Una attività resa possibile dalla compattezza del pelo del cane a riccio strettissimo e
con abbondante sottopelo, un vero e proprio strato impermeabile ed idrorepellente che impediva
all’acqua di venire a contatto con la pelle.
Il nome di Lagotto deriva quindi, sicuramente, dalla sua funzione primitiva di cane da acqua.
Del resto nel dialetto romagnolo “Càn Lagòt” è sinonimo di “cane da acqua” o “cane da caccia in
palude dal pelo riccio e ispido”.
La spiccata attitudine alla cerca, la grande addestrabilità e l’ottimo olfatto, fecero col tempo del
Lagotto un efficace cane da tartufi.
A causa delle bonifiche che, nel corso di decenni, hanno costantemente ristretto l’immensa
palude comacchiese e romagnola facendo scomparire quasi del tutto i vallaroli, anche il Lagotto
perse progressivamente la sua funzione di cane acquatico, specializzandosi gradualmente come
tartufaio. Il periodo di passaggio fra le due funzioni è databile tra il 1840 ed il 1890. Si può
addirittura dire che nell’intervallo di tempo tra le due guerre mondiali la quasi totalità degli ausiliari
canini dei tartufai romagnoli e delle zone limitrofe erano Lagotti.
In seguito la pressoché totale sostituzione dell’appoggio vivo della vite con i pali di cemento ed
i progressivi disboscamenti hanno sempre più rarefatto il tartufo, specie in pianura. Il Lagotto si
rivelò così adattissimo, soprattutto per quel suo pelo a riccio stretto molto fitto, alla cerca del
tartufo nei boschi e nelle spinaie collinari, nel periodo autunno-inverno.
Già a partire dal 1920 il Lagotto era ben conosciuto nelle valli dell’Appennino Romagnolo, valle
del Senio, del Lamone e particolarmente anche nella valle del Santerno.
Bisogna considerare che allora a nessuno interessava il Lagotto come razza canina pura: le
razze già esistenti erano considerate più che sufficienti e gli incroci erano apprezzati spesso ancor
di più per la loro robustezza, carattere e resistenza alle malattie. I tartufai hanno sempre operato
in allevamento in modo totalmente empirico (al di fuori di ogni regola genetica) badando
esclusivamente al risultato pratico immediato: ottenere il miglior soggetto da tartufi, Lagotto o non
Lagotto che fosse.
In questo modo il Lagotto, giunto nelle vallate romagnole fissatissimo dai continui
accoppiamenti in stretta consanguineità effettuati dai vallaroli delle paludi comacchiesi, cominciò
ad essere inquinato da ripetute e ingiustificate intromissioni di sangue estraneo.
Dobbiamo comunque riconoscere ai tartufai d’allora il grande merito di non aver lasciato
cadere nel dimenticatoio il nostro Lagotto, consentendogli di giungere fino a noi, come per
miracolo, ancora quasi integro dal punto di vista fenotipico e genotipico.
Verso la metà degli anni ’70 un gruppo di valenti cinofili romagnoli, guidati dal gentiluomo
imolese Quintino Toschi, presidente del locale gruppo cinofilo, con la sovrintendenza del prof:
Francesco Ballotta, grande allevatore e giudice E.N.C.I. (il quale ricordava perfettamente i Lagotti
della sua lontana giovinezza), ed il sostegno tecnico del dr. Antonio Morsiani, cinologo, giudice ed
allevatore di fama mondiale, coadiuvati dal rag. Lodovico Babini, cinofilo romagnolo di antica
esperienza, decisero che era venuto il momento di prendere in mano la razza per salvarla dalla
pressoché totale degenerazione in cui rischiava di cadere. Essi diedero impulso alla ricostruzione
genetica del Lagotto, facendolo uscire in tempo dal tunnel senza ritorno dell’estinzione.
La riunificazione delle due storie parallele del Lagotto, quella delle sue originarie paludi e
quella delle colline appenniniche, creò i presupposti per riportare in purezza la razza.
Con la fondazione del Club Italiano Lagotto, avvenuta a Imola nel 1988, che oggi annovera
oltre 300 soci in tutto il mondo, si sono creati i presupposti per il riconoscimento ufficiale della
razza da parte dell’E.N.C.I. e della F.C.I.
Il riconoscimento ufficiale da parte dell’E.N.C.I., con l’approvazione dello Standard
morfologico redatto dal Dr. Antonio Morsiani (dopo anni di misurazioni biometriche su centinaia di
soggetti), è avvenuto nel 1992. Nel 1995, grazie all’opera costante del Club e dei suoi organismi
tecnici, si è pervenuti al riconoscimento internazionale provvisorio da parte della F.C.I.
Nel frattempo la razza si è segnalata per una costante e capillare diffusione a livello europeo
e mondiale con un aumento omogeneo ed altamente significativo del numero di cuccioli iscritti
ogni anno presso i vari Kennel Club F.C.I., il Kennel Club Inglese e L’American Kennel Club.
Al fine di tutelare e coordinare a livello internazionale la corretta selezione morfo-funzionale
della razza nel 1997 è stata costituita l’U.M.LAG (Unione Mondiale dei Club Lagotto Romagnolo).
Nel 2005 è arrivato il riconoscimento definitivo del Lagotto Romagnolo da parte della FCI
Da molti anni, con l’intento di mantenere inalterate le originali doti di lavoro del Lagotto
Romagnolo, il Club Italiano Lagotto “Quintino Toschi” organizza prove attitudinali di cerca del
tartufo su tutto il territorio italiano con eccellenti risultati sia numerici che di perfezionamento e
studio delle qualità funzionali della razza. Ciò ha consentito di elaborare una Proposta di Standard
di Lavoro della razza (corredata di un Regolamento per le Prove di Lavoro) che l’E.N.C.I. ha
approvato nel 2006. Il Club fin dall’inizio si è impegnato nella formazione di un gruppo di giudici
per queste prove i quali hanno proseguito il loro percorso formativo sotto l’egida dll’E.N.C.I. che
nel 2012 ha nominato 15 esperti giudici per le prove di cerca del tartufo per il Lagotto Romagnolo.
Nel 2014 con l’istituzione del CAC in lavoro il Lagotto Romagnolo è diventato razza sottoposta a
prova di lavoro in Italia ed è stata istituita la classe lavoro nelle esposizioni di bellezza.
Le prove di lavoro consentono al Club di monitorare costantemente non solo i caratteri morfofunzionali della razza, ma anche il carattere, da sempre uno dei punti di forza del Lagotto
Romagnolo
Dal punto di vista morfologico il Lagotto Romagnolo si è consolidato progressivamente nel
corso degli anni. Attente e frequenti verifiche biometriche da noi effettuate in appositi convegni,
raduni e riunioni di Club hanno evidenziato l’ottima sintonia morfo-funzionale della razza allo
Standard morfologico originale redatto nel 1991 dal Dr. Antonio Morsiani. Già da tempo il Lagotto
Romagnolo evidenzia un’eccellente omogeneità complessiva di razza, con una costante
trasmissibilità delle caratteristiche di tipo ed attitudinali nelle diverse linee di sangue.
COMMENTO ALLO STANDARD DEL LAGOTTO ROMAGNOLO
a cura del prof. Giovanni Morsiani, approvato dal Comitato Tecnico del Club Italiano Lagotto
“Quintino Toschi” del 18/11/2017
Caratteristiche generali
Il Lagotto Romagnolo ispira immediata simpatia per il suo aspetto rustico e sobrio e poi
impressiona per potenza atletica e nobiltà, nonostante la piccola mole.
La nobiltà (che non è soltanto distinzione) essenziale nella razza, perché connessa al tipo, nasce
dalla forma, dal colore e dal portamento.
Il Lagotto ha un indice corporale, come abbiamo visto, attorno all’85/88 e un tronco che tende a
stare nel quadrato.
E’ dunque un mesomorfo leggero. Armonico rispetto al formato, è disarmonico rispetto ai profili
avendo la testa a profilo convessilineo e il dorso a profilo rettilineo.
Tipico cane da lavoro, dotato di grande resistenza, ha movimento sciolto ed elegante.
Testa
Un assioma osservato da tutti gli esperti è che «Ia testa dice razza» e cioè che la testa deve
essere ritenuta fondamentale nella determinazione del tipo. Questo è valido indistintamente per
tutte le razze canine.
La testa del Lagotto stupisce e affascina per la sua caratterizzazione: essa esprime in modo
dominante i caratteri etnici e perciò esige assoluta priorità nel giudizio sul tipo. L’insieme
cranio-muso deve sempre mostrare simmetria ed equilibrio. L’espressione indica dignità e a volte
furbizia.
Caratterizzata dalla lieve divergenza degli assi longitudinali superiori del cranio e del muso,
la testa ha una lunghezza totale e una larghezza bizigomatica pari rispettivamente al 40% e al
25% dell’altezza al garrese. La larghezza bizigomatica coincide con la lunghezza del cranio.
L’indice cefalico totale è, come abbiamo visto, attorno a 50/54 (mesocefalia con tendenza a una
impercettibile sub-brachicefalia).
Tartufo
Il tartufo è abbastanza voluminoso e con margini ben netti (se a facce troppo ricurve va
penalizzato), rigorosamente marrone nelle tonalità dalla testa di moro al nocciola, a seconda del
colore del mantello, con ali nasali non troppo carnose e narici piuttosto ampie, aperte e mobili.
Bottoni, foveole e scanalatura mediana sono visibili
La larghezza del tartufo nei buoni maschi supera i cm 3 e può arrivare ai cm 4. I cani che
associano un tartufo molto piccolo a muso decisamente conico vanno declassati. Talvolta un
muso esemplare, cioè abbastanza largo, può avere un tartufo molto stretto e questa particolarità,
che toglie alla testa tipicità, va penalizzata, specie nei maschi. Le narici piccole e poco aperte
sono da bandire. Visto di profilo il margine superiore del tartufo deve trovarsi sulla linea della
canna nasale e formare con la faccia anteriore dello stesso tartufo un angolo di 86/87°.
La faccia anteriore del tartufo, a sua volta, è posta sulla verticale della faccia anteriore del
muso.
Il tartufo non deve quindi essere rialzato sul profilo della canna nasale o avere la faccia
anteriore inclinata all’indietro (negli ipertipi i due difetti si sommano, spesso accompagnandosi a
miniaturizzazione e arrotondamento dello specchio nasale), e nemmeno deve essere troppo
abbassato o sporgente in avanti (eccessiva divergenza).
Il margine formato dalle facce superiori del tartufo con la sua faccia anteriore è piuttosto
netto. Se molto smussato non è gradito.
Canna nasale
La canna nasale, abbastanza larga, piuttosto piatta e attraversata sagittalmente da una
scanalatura non profonda ma evidenziata, ha un profilo rettilineo. La canna nasale che si
restringe troppo verso la punta (espressione di muso molto conico) comporta il declassamento. I
margini laterali della canna nasale sono abbastanza netti. Talvolta la canna nasale ha un profilo
leggermente concavo e questo difetto (che se accentuato ed associato a muso molto corto
esprime ipertipismo) non può essere tollerato anche se contenuto in modesti limiti.
Da bandire la canna nasale a profilo nettamente montonino (naso da pecora o naso romano)
che si unisce spesso a tartufo molto sporgente in avanti e divergenza degli assi eccessiva.
Sovente la canna nasale, pur non essendo troppo convessilinea, presenta a metà lunghezza una
gibbosità più o meno accentuata che non è mai gradita.
La canna nasale stretta, a tetto o a facce laterali molto convergenti costituisce difetto.
Labbra e muso
Le labbra superiori poco sviluppate e piuttosto stirate hanno la commessura labiale appena
visibile.
Quando le mascelle non sono sufficientemente larghe (con canini di conseguenza molto
ravvicinati e incisivi disposti decisamente in curva) e il mento è sfuggente o stretto, la superficie
anteriore del muso si presenta poco piatta e tende ad incurvarsi molto o a sfuggire sulle facce
laterali.
I margini labiali devono essere pigmentati di marrone.
La commessura, di profilo e a canna nasale orizzontale, è posta appena un poco più avanti
(oralmente) della verticale abbassata dalla caruncola lacrimale (angolo interno dell’occhio) e
rappresenta sempre il punto più basso del margine inferiore del muso. Ciò significa che l’apertura
buccale è abbastanza ampia e che il margine anteriore delle labbra superiori non deve mai
scendere (a canna nasale orizzontale) al livello della commessura labiale.
Alquanto dietro la commessura labiale il muscolo zigomatico determina una piega della pelle
che, salendo verso l’alto, disegna una doppia curva a forma di S e finisce alquanto dietro l’angolo
esterno dell’occhio. Detta piega non deve essere troppo marcata.
La regione sottorbitale non è cesellata per lo spessore della pelle, del tessuto sottocutaneo e
muscolare e per l’ampiezza dell’osso zigomatico e mascellare superiore. La cesellatura di questa
regione, che spesso si accompagna ad eccessiva asciuttezza del capo, conferisce un aspetto
gracile e scarnito alla testa ed è perciò da penalizzare.
Il muso deve essere i 4,4/10 della lunghezza totale della testa, relativamente massiccio,
abbastanza pieno e largo (diametro trasversale all’altezza del 1° molare vero pari a 3,2/10 della
larghezza bizigomatica). La sua piattaforma anteriore, formata dalla faccia anteriore del tartufo, da
parte delle labbra superiori e del mento, è abbastanza estesa sia in altezza sia in larghezza, piatta
e ricoperta di fitti mustacchi.
Il substrato scheletrico del muso è sviluppato nelle tre dimensioni e la relativa parte
muscolare è molto consistente. Cani con muso leggero e a facce laterali molto convergenti vanno
declassati. Cani a muso troppo lungo o troppo corto, rispetto al rapporto accennato, vanno
penalizzati.
Mascelle
La mascella e la mandibola, spesse e robuste, sono di uguale lunghezza.
Il mento sfuggente costituisce difetto.
Dentatura
La dentatura tipica è a forbice o a tenaglia, potente, ben rapportata alla mole del cane,
completa, con canini abbastanza distanziati.
Si ha la chiusura a tenaglia (dentatura a tenaglia) quando il fior di giglio degli incisivi superiori
sì sovrappone al fior di giglio degli incisivi inferiori.
Secondo alcuni autori la dentatura a forbice (con impianto sia in antiversione sia in
retroversione) è preferibile alla tenaglia per la minore usura operata sugli incisivi.
Noi non siamo di questo avviso perché la dentatura a forbice in un soggetto ortognatico
quale il Lagotto implica una inclinazione più o meno accentuata degli incisivi- Le dentature a
forbice in anti o retroversione hanno uguale valore. Si ha la chiusura a forbice con antiversione
degli incisivi superiorì (dentatura a forbice propriamente detta) quando gli incisivi superiori con la
loro faccia interna (o linguale) toccano la faccia esterna (o vestibolare) degli incisivi inferiori. Tale
tipo di dentatura consegue per lo più a una inclinazione vestibolare degli incisivi superiori,
raramente a una inclinazione linguale degli inferiori. La mancanza di contatto fra le arcate indica
che tali caratteristiche si sono assommate o accentuate (difetto non grave), se invece esiste una
retrazione dell’arcata inferiore per accorciamento della mandibola, cioè enognatismo, il difetto è
gravissimo e comporta la squalifica.
Si ha la chiusura a forbice con antiversione degli incisivi inferiori (dentatura a forbice invertita
– da non confondersi col prognatismo -) quando vi è una inversione dei rapporti vestibolo-linguali
fra gli incisivi delle due arcate e cioè gli incisivi superiori con la loro faccia esterna (o vestibolare)
toccano la faccia interna (o linguale) degli incisivi inferiori. Tale tipo di dentatura consegue per lo
più a una inclinazione vestibolare degli incisivi inferiori, raramente a una inclinazione linguale dei
superiori. La mancanza di contatto indica che tali caratteristiche si sono assommate o accentuate
(difetto grave) ovvero che esiste una protrusione dell’arcata inferiore per accorciamento della
mascella (cioè prognatismo mandibolare o inferiore), difetto la cui entità è rapportata alla distanza
fra i due settori dentali.
Alcune volte, causa l’impianto troppo in curva degli incisivi, solo i contorni inferiori hanno
contatto coi superiori e questo è un difetto da penalizzare.
Si ha la dentatura alternata quando, per la anormale direzione dell’asse longitudinale di
alcuni incisivi o per una loro dislocazione, si manifesta una inversione vestibolo-linguale di tali
denti con i loro antagonisti. E’ diletto non grave, commisurato comunque al numero di denti
interessati e, se esiste, all’entità della traslocazione.
La mancanza di premolari maggiori, sempre espressione di inconsueto accorciamento del
muso, comporta severissime penalizzazioni (fino alla totale perdita di punti in caso di gravi
anomalie).
La mancanza di P1 e M3 non può essere considerata come difetto grave.
Diversi cani presentano un minimo prognatismo inferiore che, come visto, è sempre da
penalizzare. Tuttavia tale difetto, quando determini tra gli archi incisivi uno spazio inferiore a un
millimetro e non modifichi esteriormente la forma del muso, non può vietare ad esemplari di
classe l’accesso alla massima qualifica. Numerosi sono gli esempi al riguardo. Bisogna comunque
distinguere il prognatismo inferiore in cani a muso piuttosto corto (maggioranza dei casi) dal
prognatismo inferiore in cani a muso di normale lunghezza.
Nei cani a muso corto (cioè al di sotto di 4,4/10 della lunghezza totale della testa) il difetto
coinvolge anche la mascella superiore rimasta più corta della mandibola nel corso dello sviluppo
(praticamente quindi si assommano quattro difetti: muso troppo corto, mascella superiore corta,
prognatismo, protrusione dell’arcata inferiore). Nei cani a muso normale (cioè senza
raccorciamento del mascellare superiore) il prognatismo può essere dato o dalla esagerata
proiezione in avanti della mandibola, per eccessivo sviluppo osseo della stessa, o da un rapporto
anomalo fra condilo e cavità glenoide in alcune alterazioni dell’articolazione temporo-mascellare
(praticamente quindi si assommano due difetti: prognatismo e protrusione dell’arcata inferiore).
Può anche accadere che mascella e mandibola abbiano uguale lunghezza, ma che (come
visto), per un movimento di rotazione degli incisivi attorno al proprio asse orizzontale, si determini,
con l’inversione del rapporto vestibolo-linguale, uno spazio più o meno ampio fra le due arcate.
In questo caso (che taluni definiscono impropriamente di forbice fortemente rovesciata) non
sussiste prognatismo e il difetto riguarda soltanto la dentatura. Spesso il prognatismo inferiore
consegue all’accoppiamento di soggetti con musi di diversa lunghezza.
Cranio
Il cranio, che ha una lunghezza e una larghezza bizigomatica pari a 5,6/10 della lunghezza
totale della testa, visto di fronte si presenta arcuato,visto di profilo forma un arco ad andamento
irregolare: più attenuato nella sottoregione frontale. Più pianeggiante nella sottoregione craniana,
lungo la cresta sagittale (che è pronunciata); la cresta occipitale è solo moderatamente
sviluppata.
Nel cane i seni frontali sono divisi in sezione trasversale per ogni lato in 3 porzioni: laterale
(la più vasta), mediale (di sviluppo medio), rostrale (la più piccola). Nel Lagotto le tre porzioni
devono essere ben sviluppate nelle tre dimensioni.
Nella sottoregione frontale le due ossa omonime si elevano dai processi delle ossa nasali e
dei mascellari superiori dando luogo alla depressione naso-frontale (stop) il cui angolo, nella zona
mediana della fronte (solco mediano), è di circa 140% (angolo craniofacciale) e a livello delle
bozze frontali è di 120% (angolo seni-nasale). Inoltre, nel Lagotto, l’angolo axiofacio-laterale (che
si ottiene dall’incrocio di due rette, una che tocca il punto più esterno dell’arcata zigomatica, non
della guancia, e la faccia esterna del muso a livello del canino, l’altra che è data dall’asse
mediano della testa), per lo sviluppo delle arcate zigomatiche, è di circa 45/50′.
Diversi soggetti hanno il punto più alto del cranio nel frontale, oralmente a circa cm 2 dal
punto craniometrico Bregma (cioè a circa cm 2 dal punto di congiunzione delle due creste frontali
nella cresta sagittale), altri invece hanno il punto più elevato nella sommità dell’apofisi occipitale.
Sovente una prominenza eccessiva dell’apofisi occipitale e della cresta sagittale si lega anche ad
appiattimento del cranio (grave difetto di tipo della razza).
Il muscolo temporale deve essere ben sviluppato, però mai ipertrofico, lievemente segnato
alla regione delle conche (fontanelle) e moderatamente arcuato nell’area
parieto-mastoido-temporale.
Viceversa, se lo sviluppo osseo della scatola cranica e delle arcate zigomatiche è normale
ma il temporale è ipertrofico, si evidenziano troppo le fontanelle, si arrotondano gli archi
sopracciliari, il capo diviene pieno ai parietali, liscio (privo di rilievi) e di aspetto grossolano.
Quando poi l’ipertrofia del temporale è di spessore tale da avere inibito lo sviluppo cranico,
allora il capo si presenta ugualmente rigonfio ai lati, ma piatto superiormente. Quest’ultimo difetto,
che fa perdere alla testa la sua caratteristica plasticità e nobiltà, è gravissimo.
Se viceversa i muscoli del capo e particolarmente il temporale sono ipotrofici, allora le
salienze ossee risultano troppo evidenziate e le conche eccessivamente infossate (teste ossute,
macilente, scarnificate e vecchieggianti). Tale difetto è ancora più grave dei due succitati.
L’arcata orbitale è marcata e scolpita (caratteristica etnica). L’arcata zigomatica è sviluppata
ma la guancia ai masseteri tende ad appiattirsi talché la zona masseterina è piena ma non
rigonfia. Gli archi sopracciliari sono sviluppati. I masseteri eccessivamente rigonfi tolgono nobiltà
alla testa e sono perciò da penalizzare. Il muscolo massetere, che ha il suo attacco nella fossa
omonima della mandibola, nel Lagotto è come il temporale, frenato nella sua espansione in
avanti.
Per quanto riguarda i muscoli pterigoidei interno ed esterno, il loro sviluppo è buono ma
senza eccessi.
Occhio
Gli occhi rotondeggianti, di grandezza superiore alla media, moderatamente affioranti, sono
posti in posizione sub-frontale (angolo 15/20°).
La posizione frontale (che si determina quando l’asse palpebrale forma con l’asse mediano
della testa un angolo retto) è da bandire perché è propria di crani grossolani, ipertipici e si associa
quasi sempre a esoftalmo (occhio di bue).
La posizione semilaterale è sempre un difetto gravissimo anche nelle femmine e si
accomuna normalmente ad occhio ovaleggiante (a mandorla).
Le posizioni laterale e ultralaterale comportano il completo declassamento. I globi oculari
infossati (enoftalmici) o piccoli (microftalmici) o sporgenti (esoftalmici) vanno severamente
penalizzati perché alterano la fisionomia del soggetto. L’iride deve essere bruno-scura, (in genere
l’iride deve presentare lo stesso colore delle parti più scure del mantello, esclusa la maschera).
L’iride chiara porta a una perdita rilevante di punti. Nel Lagotto si definisce chiaro l’occhio quando
ha il colore della birra bionda. Il colore bruno-nocciola dell’iride è tollerato.
L’occhio gazzuolo comporta la squalifica.
Molto importante è lo sguardo che deve essere intelligente, amichevole e attento. Taluni
maschi e molte femmine hanno uno sguardo particolarmente dolce che non deve però sconfinare
nella sottomissione e, peggio, nella timidezza.
Un occhio con le giuste caratteristiche di forma e colore, ma non benevolente, va
penalizzato.
Gli occhi ravvicinati modificano negativamente l’espressione del cane e spesso si
accomunano a cranio piatto e a seni frontali poco sviluppati trasversalmente.
Orecchio
Gli orecchi, quanto gli occhi, contribuiscono a tipicizzare la testa e a conferirle il suo aspetto.
Di grandezza media rispetto al volume del capo,
pendenti, di forma triangolare, con padiglione ampio, attaccati appena al di sopra dell’arcata
zigomatica, distanziati tra loro, mobilissimi, hanno base larga e muscoli auricolari potenti. Nel loro
punto di attacco sporgono all’esterno facendo apparire più larga e marcata la porzione superiore
del cranio.
Quando il cane è in attenzione, il margine superiore laterale del capo viene formato
dall’orecchio rilevato alla inserzione cosicché l’attacco dell’orecchio forma col cranio, visto dal
davanti, una linea dolcemente arrotondata.
Di profilo detta inserzione ha oralmente il suo limite a 3/4 della lunghezza del cranio,
partendo dall’occipite. Aboralmente può sfiorare l’attacco della testa al collo. Il margine anteriore
dell’orecchio aderisce alla guancia e a testa orizzontale, di profilo, disegna, dall’alto al basso, una
doppia curva a forma di S rovesciata. Il margine posteriore si protende in fuori e forma con il
margine inferiore un angolo ben netto che appare a livello degli occhi quando il cane è in
attenzione
Gli orecchi portati all’indietro (cioè a meno di 3/4 della lunghezza del cranio, partendo
dall’occipite) cani timidi – privano la testa di incisività e sono da penalizzare, così come quelli
attaccati troppo in alto o troppo in basso.
Se la base dell’orecchio è stretta e i muscoli auricolari sono rilassati, i padiglioni si
afflosciano, se la base è troppo larga si dispongono a farfalla. In ambedue i casi la linea superiore
della testa viene alterata. Questi difetti comportano severe penalizzazioni. L’orecchio di giusta
dimensione, quando viene steso, copre 1/4 della lunghezza della canna nasale.
Osservazioni sulla testa
La cosa più difficile nell’allevamento del Lagotto è la conservazione della forma tipica della
testa.
La testa ideale si trova nel giusto mezzo fra l’ipotipo e l’ipertipo.
Nel Lagotto ciò che noi chiamiamo tipicità è opera della natura che l’uomo ha canonizzato e
regolato. Ne consegue che, se nella selezione di questa razza non curiamo costantemente il tipo,
in breve tempo la natura riprende il sopravvento e ci riporta all’archètìpo: nel lontano progenitore
del Lagotto, la fronte era piatta e il muso decisamente conico. Tali caratteri, che ancor oggi
compaiono talvolta negli allevamenti, sono propri dell’ipotipo. In opposizione all’ipotipo troviamo
l’ipertipo nel quale la tipicità è spinta all’estremo e volta in caricatura la testa, cioè, presenta assi
cranio-facciali paralleli o addirittura convergenti, cranio globoso, muso corto, dentatura spesso
incompleta e atrofica.
Collo
Il collo deve fondersi armonicamente col garrese, col petto e con le spalle. Il suo perimetro
corrisponde nei maschi al doppio della lunghezza. Si tenga presente che la lunghezza del collo va
misurata a testa orizzontale o, meglio, lievemente abbassata verso terra. «La misurazione si
effettua sul margine superiore del collo dalla nuca all’angolo craniale del garrese» (Solaro). Le
spalle, giustamente inclinate e il garrese alto, fanno apparire il collo più lungo e armonioso,
viceversa il garrese basso e l’angolo scapolo-omerale troppo chiuso lo fanno apparire corto.
Da bandire il collo gracile e privo dello stacco con la nuca e il collo carnoso che sovraccarica
il treno anteriore.
Da penalizzare severamente il collo non ben fuso con garrese, petto e spalle, con scarsa
convessità del suo profilo superiore, troppo lungo o troppo corto.
I muscoli del collo sono abbastanza potenti e lunghi.
Un collo corretto è fondamentale per la funzione che questa regione svolge nella meccanica
animale. Infatti il bilanciere cefalo-cervicale (il collo con la testa), sposta in avanti il baricentro.
Corpo
La lunghezza del tronco, dalla punta della spalla alla punta della natica (tuberosità ischiatica)
è pari all’altezza al garrese (tronco nel quadrato). Tutti i migliori soggetti non hanno difficoltà ad
essere inseriti nel quadrato. Questo non significa che il giudice debba valutare tale misura in
modo aritmetico, ma è fuori discussione che il Lagotto sia un cane corto, con il tronco
tendenzialmente uguale all’altezza al garrese. I soggetti il cui tronco superi di più del 10% l’altezza
al garrese non possono ottenere la massima qualifica.
Petto
Abbastanza largo e aperto, con muscoli pettorali sviluppati. La sua larghezza, in proporzione
diretta alla larghezza del torace, raggiunge nei buoni maschi il 31 % dell’altezza al garrese.
Da penalizzare il petto stretto e poco muscoloso.
Gabbia toracica
La funzione del Lagotto come cane da lavoro esige buona ampiezza dell’area polmonare e
dell’apparato cardio-vascolare, quindi una gabbia toracica sviluppata nelle 3 dimensioni (altezza,
profondità, larghezza) e nel suo perimetro.
Il costato anteriormente presenta un lieve cenno di carenatura per poi allargarsi
notevolmente all’indietro a partire dalla sesta costa.
Altezza del torace
Generalmente determinata dalla sommità del garrese
al margine inferiore dello sterno (diametro sternovertebrale), corrisponde a meno di metà
dell’altezza al garrese, il torace deve scendere al gomito senza oltrepassarlo e il profilo sternale è
lungo.
Un difetto abbastanza comune e da penalizzare è il garrese basso che riduce alquanto la
distanza tra gomito e garrese e (abbassando il margine sternale oltre il livello dei gomiti) fa
apparire troppo alto un torace di giuste dimensioni. Talvolta nelle femmine e nei cani anziani,
particolarmente corpulenti o con cingolo scapolare rilassato, una gabbia toracica perfetta può
apparire troppo discesa.
Un torace povero in altezza compromette la funzionalità dell’animale e perciò costituisce
difetto gravissimo.
Profondità del torace
Misurata dalla punta del manubrio dello sterno alla parte mediana della penultima falsa costa
(diametro sagittale), nel Lagotto è notevole essendo pari al 54% dell’altezza al garrese. Detta
sensibile profondità consente il mantenimento di un rene solido e corto.
Larghezza del torace
La larghezza, che nel Lagotto raggiunge valori alti (corrisponde infatti al 31% dell’altezza al
garrese), è determinata dal diametro trasversale sulla parte più convessa del costato, il che è
sempre preferibile.
Quando il diametro trasverso è sotto il 31% dell’altezza al garrese, gli avambracci sono
troppo ravvicinati (cane stretto davanti), quando è sopra, gli avambracci sono troppo distanziati
(cane largo davanti). Il primo difetto è più grave del secondo e va perciò più severamente
penalizzato.
Perimetro toracico
E’ di almeno 1/5 superiore all’altezza al garrese. L’indice corporale, come si è visto, è di
85/88 (leggero mesomorfismo).
Garrese
Il garrese, che ha per base anatomica le prime cinque vertebre dorsali e la sommità delle
scapole, è lungo, relativamente largo, abbastanza prominente, asciutto, netto, armonicamente
fuso col dorso ed è il rilievo più alto della linea superiore del tronco. Il garrese prominente e lungo
indica soprattutto notevole lunghezza dei processi spinosi che, assieme alla sommità delle
scapole, ne costituiscono la base scheletrica. Poiché l’altezza dei processi spinosi cresce fino alla
5° vertebra dorsale, la statura dell’animale si determina da questa vertebra a terra.
I processi spinosi, che sono delle leve di tensione della colonna vertebrale e dei muscoli
elevatori della spalla (trapezio e romboide), quanto più sono alti tanto più favoriscono
l’irrigidimento e la solidità del dorso e dei lombi, l’ampiezza di contrazione dei muscoli elevatori
della spalla e, indirettamente, gli sforzi impulsivi del posteriore.
Un garrese alto e prolungato all’indietro contribuisce perciò a rendere dritta la linea dorsale,
ben inclinata la spalla, ampio e potente il passo.
Difetto comune nel Lagotto, come già accennato, è il garrese basso e corto che fa apparire
lunga la linea dorsale e in concomitanza ad angolo scapolo-omerale troppo chiuso o ad eccesso
di inclinazione del braccio, sposta il centro di gravità sull’anteriore.
I cani con questa serie di difetti sono gettati sul davanti e di conseguenza tendono a
sollevare poco gli arti anteriori, hanno andatura impacciata e poco energica per riduzione in
lunghezza dei muscoli elevatori delle spalle e affievolimento degli impulsi del posteriore.
Da penalizzare il garrese alto e corto che determina una demarcazione troppo netta con la
linea dorsale e impedisce l’armonica fusione garrese-dorso. Più raro nella razza il garrese
tagliente (punte delle scapole troppo alte e ravvicinate).
Comune il garrese basso e grasso o, peggio, incavato, gravi difetti in una razza da lavoro.
Dorso
Il dorso ha funzione di sostegno ed il compito di trasmettere all’anteriore l’impulso del
posteriore.
Nel Lagotto è piuttosto lungo, largo, muscoloso, solido, rigorosamente retto ed in
leggerissima discesa dall’avanti all’indietro.
E’ ben noto che esistono nelle razze canine tre profili del dorso: il convesso (greyhound), il
retto (pointer), il concavo (bracco italiano), il Lagotto ha il profilo retto. I più comuni difetti del dorso
sono la cifosi e la lordosi. Il dorso convesso o dorso di carpa (cifosi), fisiologico nei giovani Lagotti
da 4 a 6 mesi, è caratterizzato da una convessità longitudinale che, partendo in genere dalla 10a
vertebra dorsale, si raccorda alla curva del lombo.
I cani con dorso di carpa, che sono più corti e meno flessibili, subiscono una riduzione del
movimento e della capacità di sviluppare andature veloci in quanto la spinta degli arti posteriori
trova un intoppo nel segmento dorso-lombare cifotico che ne attenua l’impulso. Va tuttavia
sottolineato che, se il dorso di carpa ha il difetto di essere eccessivamente rigido e di frenare il
movimento, ha però il pregio, quale vero e proprio ponte, di essere resistente e solidissimo.
Riterremmo perciò che, quando la malformazione sia di modesta entità e non si associ a
deficienza muscolare del posteriore e a groppa troppo avvallata, vada perdonata, considerato che
il Lagotto non è un cane velocissimo.
Il dorso insellato (o lordosi), abbastanza frequente nel Lagotto, è in correlazione col
rilassamento dei legamenti inferiori delle vertebre in cani a garrese corto, dorso e lombi lunghi.
Consiste in una concavità longitudinale che può essere limitata a una porzione della linea
dorsale ma che spesso si allunga dal garrese alla groppa. I cani con questa gravissima
malformazione sono poco solidi, fiacchi e scarsamente mobili perché (oltre a presentare, come i
cani cifotici, condizioni di ostacolo alla trasmissione degli impulsi) l’energia da loro spesa per
opporsi all’abbassamento della colonna va a scapito della forza propulsiva del posteriore.
I dorsi insellati vanno perciò sempre duramente penalizzati. Talvolta si osserva in alcuni cani
il margine del dorso interrotto in corrispondenza dell’11a
vertebra dorsale.
Questo difetto, che spesso si accomuna a garrese alto e corto e a insufficiente sviluppo dei
muscoli dorsali, non è gravissimo se ridotto in modesti limiti, tuttavia va penalizzato perché, come
accennato, il dorso deve essere perfettamente rettilineo.
Da penalizzare fortemente pure il dorso stretto, tagliente, a tetto o la cosiddetta falsa
insellatura (insellatura apparente) legata a una sopraelevazione del treno posteriore.
Rene o lombo
Il lombo, ponte di congiunzione fra posteriore ed anteriore, nel Lagotto deve essere corto (un
lombo lungo determina un posteriore oscillante con danno per la trasmissione dell’impulso).
Il rene deve essere solidissimo, largo (perché le apofisi trasverse delle vertebre sono assai
sviluppate in lunghezza e le masse muscolari sono parimenti molto sviluppate), lievemente
convesso e armoniosamente fuso col dorso e la groppa. La sua lunghezza è pari o appena al di
sotto della larghezza e corrisponde al 17% dell’altezza al garrese.
E’ inaccettabile se tagliente, da penalizzare se è lungo, spiovente (atrofia muscolare),
vacillante in andatura, troppo sensibile alla pressione (d’altro canto l’assoluta insensibilità alla
pressione è indice di anchilosi vertebrale). Da penalizzare inoltre se piatto, basso e male
attaccato (per un lombo male attaccato e avvallato – rene insellato – vale quanto detto a proposito
del dorso e cioè che la forza propulsiva del posteriore tende a spezzarsi in questa regione e il
soggetto deve consumare gran parte delle energie per opporsi all’abbassamento dell’asse
renale).
Ventre e fianchi
Il ventre è pieno e moderatamente retratto. Il suo profilo inferiore si eleva armonicamente
verso i fianchi. Il ventre nettamente retratto (ventre di lepre), che si accompagna in genere a
dorso convesso (e consegue a rachitismo o a disfunzione dell’apparato digerente), va penalizzato
come il ventre avvallato (espressione sempre di obesità, verminosi o errata alimentazione).
I fianchi sono, come i lombi, assai corti. L’incavo del fianco è appena pronunziato. I fianchi
lunghi e infossati sono da penalizzare.
Groppa
La groppa, fulcro di trasmissione all’anteriore degli impulsi dei garretti, ha una grande
influenza sull’angolazione degli arti posteriori e perciò va giudicata anche in rapporto ad essi.
Nel Lagotto è lunga, con tuberosità ischiatica spostata all’indietro, larga e lievemente
rotondeggiante per ottimo sviluppo scheletrico e muscolare.
La sua lunghezza, misurata dalla punta dell’anca alla punta della natica, corrisponde al 32%
dell’altezza al garrese. La sua larghezza anteriore è determinata cranialmente fra le due punte
delle anche (larghezza bisiliaca), la sua larghezza media è data dalla distanza fra i due trocanteri
(larghezza bitrocanterica), la sua larghezza posteriore è data dalla distanza fra le punte delle
natiche (larghezza bisischiatica).
La sua inclinazione, secondo l’asse del coxale (retta che unisce la punta dell’anca alla punta
della natica), deve formare con l’orizzonte un angolo che va da 25° a 30°. Possiamo definirla
lievemente inclinata.
Si tenga presente che la groppa è definita orizzontale quando l’inclinazione del coxale è di
15/25°, è definita inclinata da 25 a 35°, è definita obliqua o avvallata quando supera i 35°.
Numerosi soggetti presentano la groppa inclinata con angolo oltre i 30°. Poiché, come detto,
il Lagotto è prevalentemente un galoppatore, siamo del parere che una groppa inclinata possa
essere tollerata ma non gradita. Oltre tale limite (groppa obliqua o avvallata) va però severamente
penalizzata perché si accompagna sempre a «posteriore sotto di sé», a muscoli ischio-tibiali
troppo corti e conseguente deambulazione difettosa. Altro difetto da penalizzare severamente è la
groppa troppo orizzontale (sotto i 15°) che determina un raddrizzamento femoro-tibiale e di
conseguenza angoli troppo aperti e garretti dritti. Quando poi la groppa, oltre ad essere
eccessivamente orizzontale, è anche corta, si determina una seria limitazione del movimento.
Il bacino è molto ampio, sia nei maschi sia nelle femmine. La punta delle anche, a cane
piazzato, si trova leggermente più in basso del garrese. Nei giovani cani fino ai 18 mesi, può
tollerarsi un posteriore lievemente più alto. Da penalizzare inoltre le groppe strette, taglienti,
scarnite, angolose o spioventi. Quest’ultimo difetto, assai grave, si presenta quando, alla più o
meno accentuata inclinazione antero-posteniore, si aggiunge la forma a tetto, cioè la spina
soprasacrale prominente
Coda
La coda, inserita a mezza altezza, affusolata alla punta, se stesa sfiora il garretto. Portata a
scimitarra in riposo, si rialza in attenzione. Quando l’animale è eccitato o lavora, può essere più o
meno sollevata sulla linea del dorso, ma mai incurvata ad anello (coda da volpino) o piegata sul
dorso. I cuccioli portano sempre la coda arricciata.
Da penalizzare la coda a bandiera, corta (sopra il tarso), a candela. Difetto grave anche la
coda «fra le gambe», segno di timidezza e turbe caratteriali. Per un cane da lavoro, come il
Lagotto, che deve avere carattere e temperamento, fra i due difetti è sempre meno grave quello
della coda cosiddetta «allegra», purché non da terrier.
Organi sessuali
Testicoli regolarmente sviluppati, mobili nei loro involucri e scesi nello scroto.
Arti anteriori o toracici
Appiombi regolari di profilo:
1 La verticale abbassata dalla punta delle spalle al suolo deve sfiorare la punta delle dita.
2. La verticale abbassata dal centro dell’articolazione del gomito deve dividere l’arto in due
parti quasi uguali (maggiore è l’anteriore) e toccare il suolo appena dietro il piede.
3. L’altezza dell’arto anteriore al gomito (punta dell’olecrano) rasenta il 56% dell’altezza al
garrese.
Appiombi regolari di fronte:
1. La verticale abbassata dalla punta della spalla al suolo deve dividere in due parti quasi
uguali l’avambraccio, il carpo, il metacarpo e il piede.
Spalla
La spalla, asciutta, lunga, obliqua, dotata di muscoli adeguatamente lunghi e potenti senza
esserne sovraccaricata (tanto da permettere un’ampia oscillazione attorno alla sua estremità),
deve essere aderente al torace ma libera nei movimenti. La sua lunghezza, dalla articolazione
scapolo-omerale (punta della spalla) alla sommità del garrese, corrisponde al 30% dell’altezza del
cane.
L’angolo della scapola con l’orizzontale (angolo spina acromiana-orizzonte) è di circa 52/55°.
Le punte delle scapole, in rapporto al piano verticale del corpo, sono relativamente
distanziate fra loro; se ravvicinate o troppo distanziate e corte sono da penalizzare.
Come abbiamo accennato a proposito del garrese, nel Lagotto si riscontra abbastanza
spesso la spalla dritta che, associata a braccio eccessivamente inclinato, modifica negativamente
costruzione e movimento.
La spalla dritta è da penalizzare e cosi la spalla poco muscolosa e con cinto scapolare
rilassato, grassa, gracile, pesante e legata nei movimenti.
Braccio
Il braccio, forte, lungo (la misura va presa dalla punta della spalla alla punta del gomito), di
buon sviluppo osseo e muscolare, ha una lunghezza pari al 30% dell’altezza al garrese (cioè
uguale alla lunghezza della spalla) e forma un angolo con l’orizzonte di 58/60°. Se poi la spalla è
dritta e il braccio troppo inclinato il baricentro si sposta in avanti (tronco gettato sul davanti), il
piede viene sovraccaricato, l’andatura diventa radente perché gli arti si sollevano poco. L’allungo
è ridotto e il soggetto «rade il tappeto». Questo è un difetto comune nel Lagotto e va fortemente
penalizzato. Nel caso contrario il collo si rialza, il baricentro si sposta indietro, il posteriore va in
sovraccarico e aumenta la staticità del soggetto.
L’angolo scapolo-omerale si aggira sui 110/115°.
Da penalizzare il braccio troppo inclinato o troppo dritto, il braccio gracile, corto e poco
muscoloso. Il braccio deve trovarsi, come la scapola, su un piano parallelo a quello mediano del
corpo.
Avambraccio
Il gomito, lungo e prominente, deve, come il braccio, trovarsi su un piano rigorosamente
parallelo a quello mediano del corpo, condizione questa indispensabile per avere l’appiombo
regolare in quanto i gomiti deviati in fuori o scollati (aperti) producono frequentemente
cagnolismo, mentre quelli spostati in dentro (chiusi) provocano mancinismo. Ambedue le
deviazioni sono da penalizzare.
La punta del gomito è situata sulla verticale abbassata dall’angolo caudale della scapola al
suolo. Questo è anche un buon punto di riferimento per misurare la giusta inclinazione dell’omero.
L’avambraccio è perfettamente verticale, a sezione trasversale, ovale, forte, ben muscoloso,
con ossatura ben compatta. Scanalatura carpo-cubitale ben visibile, buon sviluppo dell’osso
pisiforme. La lunghezza dell’avambraccio, valutata dalla punta del gomito alla prima articolazione
del carpo, è superiore a quella del braccio (36% dell’altezza al garrese).
Da bandire nel Lagotto gli avambracci sottili, corti, gracili (che si accompagnano spesso a
petto stretto).
Da penalizzare gli avambracci deviati dall’appiombo e arcuati.
Carpo
Il carpo è asciutto, netto, largo, spesso e verticale come l’avambraccio.
Nell’adulto, se convesso anteriormente o a tessitura spongiosa, è da penalizzare. Il carpo
qualche volta è spostato in avanti oltre la verticale (arrembatura) o arcuato all’indietro.
Frequentemente è deviato all’indietro e di conseguenza i metacarpi e i piedi sono portati all’infuori
(mancinismo) o deviato all’infuori con metacarpi e piedi all’indietro (cagnolismo). Tutte queste
deviazioni sono da penalizzare.
Metacarpo
Il metacarpo, di grossezza alquanto inferiore all’avambraccio, è molto robusto, poco inclinato,
senza eccessi in lunghezza. Visto di fronte segue la linea perpendicolare dell’avambraccio e del
carpo. Visto di profilo è solo lievemente steso e forma un angolo col terreno di 75/80°.
La sua lunghezza è pari all’8% dell’altezza al garrese.
Se il metacarpo è eccessivamente lungo e piegato, il cane si definisce «lungo giuntato».
Questo difetto (penalizzabile nell’adulto) è comunissimo nei giovani cani sino a 12 mesi e
scompare quasi sempre nella maturità. Se il metacarpo è corto, quindi anche diritto, il cane si
definisce «corto giuntato» o «diritto sui metacarpi». Tale difetto non è grave, considerata la
funzione di scavo del Lagotto.
Piede
Il piede è rotondo, compatto, con dita arcuate e raccolte (piede da gatto) e con membrana
interdigitale molto ben sviluppata (caratteristica etnica). Cuscinetti plantari e digitali carnosi con
suola particolarmente dura e di grande consistenza, unghie fortissime e arcuate.
Penalizzabíli sono: il piede lungo, il piede ovale (piede di lepre), il piede schiacciato, il piede
a dita divaricate e poco arcuate, il piede voltato verso l’interno e verso l’esterno. Il piede a dita
divaricate denuncia linfatismo ed è ereditario. Il piede piatto affatica l’animale che deve scavare
per recuperare il tartufo.
In sintesi le più comuni deviazioni dell’appiombo degli arti anteriori sono le seguenti:
di profilo:
a) deviazione totale dell’arto.
1. Cane gettato sul davanti o riunito al davanti (la verticale cade a distanza dalla punta del
piede). Il difetto opposto (cane disteso al davanti: la verticale cade sul piede) è raro nel Lagotto.
b) deviazione parziale dell’arto.
1. Cane lungo giuntato (metacarpi troppo lunghi e piegati).
di fronte:
a) deviazione totale dell’arto.
1. Cane chiuso davanti (arti convergenti in basso dentro la verticale).
2. Cane aperto davanti (arti divergenti in basso perciò fuori della verticale).
3. Cane con avambraccio a lira (arcuato).
b) deviazione parziale dell’arto.
1 Cane mancino (l’avambraccio è sulla verticale ma l’arto dal carpo al piede ruota in fuori).
2. Cane cagnolo (l’avambraccio segue la verticale ma l’arto dal carpo al piede ruota in
dentro).
Arti posteriori
Appiombi regolari di profilo:
La verticale abbassata dalla punta della natica al suolo deve avvicinarsi ma non toccare la
punta delle dita.
Metatarso sempre verticale.
Appiombi regolari di dietro.
La verticale abbassata dalla punta della natica al suolo divide in due parti uguali tutto l’arto.
Coscia
La coscia è lunga, larga, convessa, con muscoli sviluppatissimi, lunghi e prominenti,
Il complesso della muscolatura groppa-bacino-natíche-coscia deve essere potente. Il
deficiente sviluppo muscolare di queste regioni compromette la funzionalità del posteriore e
favorisce nei giovani cani la deprecata sublussazione dell’articolazione coxo-femorale. Il
suggerimento dato da alcuni cinologi di selezionare i cuccioli più leggeri al fine di ottenere cani
esenti da tale malformazione non è applicabile al Lagotto. Dal 1991 il C.I.L. ha iniziato il controllo
ufficiale della displasia coxo-femorale. Solo i soggetti sui quali abbiamo effettuato tale controllo
possono essere inseriti nell’elenco dei riproduttori consigliati dal club.
E’ dunque opportuno usare riproduttori che abbiano una circonferenza di coscia quanto più
ampia possibile.
La lunghezza della coscia si aggira attorno al 35% dell’altezza al garrese. La sua direzione,
rispetto all’orizzonte, è alquanto obliqua dall’alto al basso e dall’indietro al davanti ed ha
un’inclinazione di 80° sull’orizzontale, formando con l’asse del coxale un angolo di circa 105/115°
(angolo coxo-femorale). La sua direzione, rispetto al piano sagittale del corpo, è quasi parallela.
Da bandire la coscia corta, piatta, o con muscoli atrofici (un ridotto sviluppo dei muscoli di
natica, coscia e gamba determina la cosiddetta «coscia dì pollo», deleteria dal punto di vista
funzìonale ed estetico). Da penalizzare la coscia troppo vertìcale o troppo inclinata, aperta (che
comporta vaccinismo), chiusa (che comporta posteriore a botte-cagnolismo).
La natica, sottoregione della coscia, è lunga, cioè ben discesa (come si conviene a un
galoppatore), convessa, muscolosissima e prominente alla punta. I soggetti con natica poco
muscolosa hanno cosce scarnite e posteriore debole. In genere a groppa lievemente inclinata
corrisponde una natica ben discesa e una coscia lunga, a groppa molto inclinata o, peggio,
avvallata, corrisponde una natica corta.
Gamba
La gamba è di media lunghezza, con buona ossatura e muscolatura. Libera da tessuto
cellulare sottocutaneo, ha la scanalatura gambale ben evidenziata ed è perfettamente parallela
all’asse mediano del corpo.
La sua lunghezza corrisponde al 36% dell’altezza al garrese. La sua inclinazione
sull’orizzontale è di circa 50/55° e dipende dalla direzione della groppa che nel Lagotto è
lievemente inclinata (gamba dritta = groppa orizzontale, gamba obliqua = groppa inclinata).
L’angolo femoro-rotuleo-tibiale è di circa 130/135°,
Da bandire la gamba gracile e corta, da penalizzare la gamba esageratamente obliqua o
troppo dritta.
Garretto
Il garretto è una regione molto importante, non soltanto per la sua funzione di sostegno, ma
anche perchè molla propulsiva del posteriore.
Nel Lagotto il garretto deve essere largo, spesso, asciutto, netto, fortissimo e con salienze
ossee ben evidenziate.
La punta del garretto mostra nettamente la continuazione della scanalatura gambale.
Circa il grado di apertura dell’angolo tibio-metatarsico pensiamo a un angolo sui 140°.
Molti Lagotti hanno il posteriore sotto di sé con conseguente metatarso obliquo in avanti.
Questo è un grave difetto perché il baricentro viene spostato all’indietro e il garretto sovracaricato
(garretto a gomito). Al contrario, se il garretto è obliquo all’indietro (con angolo tíbio-metatarsíco
troppo aperto-cane fuori di sé posteriormente), costituisce ugualmente un grave difetto perché
l’impulso ne risulta pregiudicato.
Le false posizioni degli arti possono provocare un allentamento dell’articolazione
tibio-metatarsica con garretto vacillante in movimento.
Nei cani ritti sul posteriore si può avere addirittura una tendenza all’inversione nell’angolatura
del garretto. Questo difetto va, come il primo, severamente penalizzato.
Da penalizzare il garretto soverchiamente alto, stretto, poco spesso con angolo troppo
chiuso o troppo aperto.
Metatarso
Il metatarso, asciutto, di buon spessore, robustissimo, non molto lungo, deve trovarsi sempre
in posizione perpendicolare al suolo sia visto di fianco sia posteriormente. Da penalizzare se
troppo lungo, gracile e fuori appiombo. Gli speroni (semplici o doppi) costituiscono difetto grave
Piede
Il piede è leggermente meno rotondo dell’anteriore ed ha falangi meno arcuate. I difetti sono i
medesimi del piede anterìore.
Tralasciando le numerose varianti, le più comuni deviazioni dell’appiombo degli arti posteriori
sono, nel Lagotto, le seguenti:
di profilo:
a) deviazione totale dell’arto.
1. Cane riunito al di dietro (o sotto di sé posteriormente). Il piede si trova davanti alla
verticale e gli arti posteriori sono spostati sotto il tronco. La groppa è avvallata.
2. Il piede si trova davanti alla verticale, gli artì sono spostati sotto il tronco, la gamba è quasi
sempre perpendicolare, il garretto è diritto (o aperto). La groppa è avvallata.
3. Cane disteso al di dietro o fuori di sé posteriormente. Il piede si trova notevolmente dietro
la verticale senza sfiorarla, quindi gli arti posteriori sono spostati all’indietro. La groppa è
orizzontale.
b) deviazione parziale dell’arto.
1. Garretto chiuso: la deviazione inizia dal garretto e il tarso, il metatarso e il piede sono
obliqui in avanti.
2. Garretto aperto: difetto opposto al precedente:
di dietro
a) deviazione totale dell’arto.
1. Cane chiuso di dietro (arti convergenti in basso quindi dentro la verticale).
2. Cane aperto di dietro (arti divergenti in basso quindi fuori della verticale).
3. Cane vaccino (i garretti sono in dentro della verticale e i piedi voltati in fuori).
4. Cane cagnolo (i garretti sono in fuori della verticale e i piedi ruotati in dentro).
Mantello
Pelo a tessitura lanosa, semiruvido in superficie, a riccio molto stretto, incurvato ad anello,
con evidente sottopelo. Mai intrecciato a formare cordicelle o boccoli. L’arricciatura deve essere
distribuita omogeneamente su tutto il corpo, tranne che sulla testa dove il riccio tende ad aprirsi.
Mustacchi, barba e sopraccigli ben forniti. Anche le guance sono ricoperte da pelo folto. Il pelo di
copertura e soprattutto il sottopelo sono idrorepellenti.
Toelettatura (acconciatura)
La cura del mantello nel Lagotto non risponde a criteri estetici. Si tratta dunque di una
semplice acconciatura legata alle esigenze della funzionalità e della praticità. Un tempo i vecchi
tartufai erano soliti tosare il pelo attorno al muso, agli arti e alla coda per impedire che si
sporcassero di terra durante il lavoro.
Poiché il pelo, se non viene tagliato, tende a infeltrirsi, è necessaria almeno una tosatura
completa all’anno. Il pelo infeltrito ed il sottopelo devono essere rimossi periodicamente.
Il mantello acconciato non deve essere più spesso di tre centimetri, più corto sugli arti,
uniformandosi alla silhouette del cane. Gli occhi non devono essere coperti dal pelo. E’ consentita
la rasatura dell’area genitale e perianale. Il pelo acconciato come nel Barbone e nel Bichon Frisé,
rasato in modo da non permettere la valutazione di arricciatura e tessitura o comunque
ipertoelettato in qualsiasi forma, è motivo di esclusione dal giudizio. Una acconciatura corretta e
sobria contribuisce a mantenere e ad accentuare la naturale rusticità tipica della razza
Colore
Bianco sporco unicolore, bianco con macchie marrone o arancio; roano arancio, roanomarrone, marrone (in tutte le tonalità incluso il sable) con o senza bianco, arancio con o senza
bianco. In alcuni soggetti è presente la maschera marrone o testa di moro. Ammesse le focature
in diverse tonalità dell’arancio.
Pelle
La pelle è di colore dal rosa scuro al marrone con chiazze pigmentate sparse.
Il tartufo, i margini delle palpebre e delle labbra vanno dal marrone chiaro al marrone scuro,
mai nero e sempre in rapporto al colore del mantello.
Il pigmento delle suole dei cuscinetti plantari e digitali deve essere scuro.
La depigmentazione, anche parziale, del tartufo e dei margini palpebrali, è un difetto
gravissimo.
La pelle deve essere consistente, tonica con derma spesso e ben nutrito in ogni regione del
corpo. La pelle nell’adulto non deve essere sovrabbondante né eccedere in tessuto cellulare
sottocutaneo.
La giogaia è assente. Noi preferiamo soggetti asciutti e che presentino a capo eretto sobrietà
di pliche.
La pelle sottile e morbida è da bandire.
Altezza algarrese
Maschi: da 43 a 48 cm (ideale 46 cm)
Femmine: da 41 a 46 cm (ideale 43 cm)
Tolleranza di 1 cm in più o in meno.
Peso
Maschi: da 13 a 16 kg
Femmine: da 11 a 14 kg
DIFETTI
Ogni deviazione dai punti precedenti deve essere considerata difetto, la cui gravità va
valutata in proporzione al suo grado, al suo effetto sulla salute e benessere del cane e sulla
capacità di eseguire il lavoro tipico della razza.
DIFETTI GRAVI
• Convergenza degli assi cranio-facciali
• Canna nasale concava
• Depigmentazione parziale
• Prognatismo accentuato e deturpante
• Coda piegata sul dorso o incurvata ad anello
• Strabismo bilaterale
• Presenza di speroni mono e bilaterali
DIFETTI DA SQUALIFICA
• Carattere aggressivo o esageratamente timido
• Ogni soggetto che mostra chiaramente anormalità fisiche o comportamentali
• Depigmentazione totale
• Assi convergenti del cranio e del muso
• Enognatismo
• Occhio gazzuolo
• Anuria
• Manto nero e grigio o pezzato di nero e grigio, presenza di pigmenti neri.
• Altezza al garrese superiore o inferiore ai limiti prescritti
Notazioni e raccomandazioni conclusive
Considerato che il Lagotto Romagnolo. come prescrive lo standard e come dettano le regole
della sua specifica funzione, deve avere l’arto al gomito piuttosto alto (56% circa dell’altezza al
garrese), si raccomanda di non assegnare la massima qualifica a soggetti che non rispettino
questa importante proporzione. Un’attenzione particolare va rivolta all’osservanza del formato
che, come prescrive lo standard, nel Lagotto deve tendere al quadrato. Soggetti rettangolari non
possono accedere alla massima qualifica.
Va portata particolare attenzione alla forma del torace per la quale è richiesto un lieve
accenno di carenatura nella parte anteriore. Il torace si allarga poi notevolmente a partire dalla
sesta costa.
Da bandire groppe corte strette e troppo inclinate.
Particolare attenzione al portamento della coda che, nel caso in cui sia incurvata sul dorso,
portata a riccio o a candela (coda da terrier) nel cane valutato in stazione piazzata non può
consentire al soggetto l’accesso alla massima qualifica. Nel cane in movimento la coda incurvata
ad anello o a riccio o a candela deve essere ugualmente penalizzata.
Non viene considerato un difetto grave la caudotomia chirurgica post-traumatica,
regolarmente certificata da un medico veterinario. Altre forme di caudotomia sono considerati
difetti da squalifica.
L’eccessiva lunghezza del pelo sul cranio, a partire dalla regione nucale e il pelo ricoprente
gli occhi non possono consentire al soggetto l’accesso alla massima qualifica
STUDIO SUL MOVIMENTO DEL LAGOTTO ROMAGNOLO
a cura del prof. Giovanni Morsiani, approvato dal Comitato Tecnico del Club Italiano Lagotto
“Quintino Toschi” del 18/11/2017
Il Lagotto è un cane relativamente alto sugli arti e perciò il suo baricentro è moderatamente
distante da terra; essendo però la base di sostegno abbastanza larga e lunga la sua instabilità e
quindi la sua velocità sono evidenti ma senza eccessi.
Il passo
È un’andatura lenta, naturale, comoda per il cane, marciata a quattro battute e diagonale:
ammesso che l’animale inizi il passo con l’anteriore destro seguirà il posteriore sinistro poi
l”anteriore sinistro e quindi il posteriore destro. Nel passo le oscillazioni sono lievi sia lateralmente
sia verticalmente con contenuto spostamento del baricentro. Si distingue in: ordinario, accorciato,
allungato e rilevato.
1. Ordinario. Le orme dei piedi posteriori si sovrappongono a quelle dell’anteriore (l’animale
si copre). Il Lagotto ha il passo ordinario.
2. Accorcíato. Le orme dei piedi posteriori non coprono l’anteriore (l’animale non si copre). I
terriers hanno il passo accorciato.
3. Allungato. Le orme dei piedi posteriori sorpassano quelle dell`anteriore (l”animale si
sorpassa). Il pastore tedesco ha il passo allungato.
4. Rilevato. È un`andatura intermedia fra il passo e il piccolo trotto, un trotto «scucito» nel
quale il periodo di sospensione è soppresso. Le battute sono quelle del passo ma molto più
ravvicinate. Il baricentro si sposta poco e l’andatura è radente.
Nel passo il Lagotto manifesta già alcune sue peculiarità, esse sono:
a) compattezza dell’insieme; b) scioltezza dei movimenti; c) bilanciamento della massa
corporea; d) rapporti fra posteriore e anteriore e loro sincronia; e) impulso e allungo; f) ampiezza
del passo; g) nobiltà di portamento.
a) Compattezza dell’insieme. Significa che la spina dorsale è molto solida, non ha cioè
interruzioni, convessità o concavità. Al passo la linea dorsale deve rimanere salda come una
tavola di legno e non subire spostamenti di alcun genere. Se il bacino oscilla in senso trasversale
significa che il rachide, soprattutto nella zona dei lombi (7 vertebre) e nelle ultime 2 vertebre
dorsali (12a
e 13a
), è debole.
Nel Lagotto il tronco è più corto, il lombo, «ponte sospeso›› che congiunge posteriore e
anteriore, deve essere anch’esso corto, oltre che convesso e largo, cioè fortissimo e solidissimo.
Se lungo determina una flessibilità eccessiva della regione lombare (lombo vacillante) con
spostamento trasversale esagerato della groppa (il cosiddetto «movimento anserino››, che
costituisce grave difetto). Tuttavia un movimento oscillatorio può anche significare che è presente
una forte componente trasversale (lateral dísplacement) nella forza di propulsione, perché gli arti
sono troppo corti e i diametri troppo larghi in proporzione all’altezza. Questi difetti vanno
penalizzati.
Le articolazioni, pur consentendo i necessari movimenti, non devono permettere oscillazioni
delle parti ossee che congiungono. Per esempio al passo si osservano molto bene i gomiti
oscillanti o aperti e soprattutto i garretti vacillanti che sono dovuti a difetti di appiombo. Anch’essi
vanno penalizzati.
b) Scioltezza dei movimenti. Quando spalla, braccio, metacarpo, groppa, coscia e gamba
hanno le inclinazioni proprie del Lagotto e perciò esiste la giusta sincronia nelle chiusure e
aperture dei vari angoli, il movimento diventa armonioso. Quando invece le chiusure e le aperture
degli angoli siano parziali perché vi sono difetti di inclinazione o di lunghezza dei singoli segmenti
ossei, allora il movimento diventa rigido, disarmonico ed impacciato.
Da seguire con interesse è anche la posizione del collo in movimento: se il collo al passo è
portato molto abbassato rispetto al garrese in genere il cane ha posteriore debole, è gettato sul
davanti, possiede un anteriore sovraccarico e il collo pesante, il tutto compatibilmente con l’azione
di cerca.
c) Bilanciamento della massa corporea. Si manifesta quando, a seguito di corrette
angolazioni di tutti gli arti, nonché a seguito di muscolatura ottimamente sviluppata ed equamente
ripartita fra le varie regioni, vi è un rapporto armonico fra posteriore e anteriore e le singole parti
sono fra loro in equilibrio.
d) Rapporti fra posteriore e anteriore e loro sincronia. Nel Lagotto il passo è ordinario cioè,
data la discreta angolazione dei segmenti del posteriore e un angolo tibio-metatarsico di 140° il
piede posteriore copre ma non supera l’orma del piede anteriore.
e) Impulso e allungo. Nel Lagotto la falcata del posteriore è all`incirca uguale alla capacità di
allungo dell`anteriore. La spinta propulsiva dell’anteriore nel Lagotto è particolarmente intensa ed
è rilevabile sia al passo sia al trotto. Ecco perché si richiede nel Lagotto un anteriore giustamente
angolato e forte.
f) Ampiezza del passo. Poiché il passo del Lagotto è normale, esso è rapportato all`altezza
del cane al garrese nella misura del 75%. I passi raccorciati sono un grave difetto e sono la
conseguenza di una groppa eccessivamente orizzontale (sotto i 15°) con posteriore dritto oppure,
ancora peggio, groppa superavvallata (oltre i 45°) con posteriore impalato (cane seduto sul
posteriore). Questo difetto esiste nel Lagotto e va seriamente combattuto. Altro difetto è costituito
dal posteriore super-angolato che conferisce al cane un passo normale o allungato, ma anche un
rallentamento nella spinta propulsiva e quindi è espressione di un apparato locomotore poco
efficiente.
Altro problema è la spalla dritta che, anche in presenza di un posteriore corretto, frena la
spinta propulsiva del treno posteriore. In queste condizioni il cane non è in grado di svolgere
un’azione produttiva e le sue funzioni di lavoro risultano compromesse.
g) Nobiltà di portamento. È errato credere che la nobiltà nel cane si riferisca soltanto alla
testa. La nobiltà viene estrinsecata da ogni cellula dell’animale quindi anche dalla figura e dal
conseguente portamento del cane come pure dal suo temperamento. Una femmina dev’essere
elegante e armoniosa, femminile e distinta, un maschio dev`essere orgoglioso nell’incedere e con
impronta da stallone. La nobiltà del portamento si manifesta nell’atteggiamento del collo che nel
Lagotto al passo è portato lievemente abbassato.
Al passo gli arti si muovono parallelamente all’asse mediano del corpo, cioè sono
perpendicolari al suolo, come un treno sulle rotaie. I garretti sono fermi. Se vacillano per il loro
avvicinamento e allontanamento trasversale causa difetti di appiombo, sono fortemente
penalizzabili. Il difetto del garretto vacillante è più rilevabile, come detto, al passo che al trotto.
Altro difetto visto da dietro è il vaccinismo (il cane stringe i garretti), il cagnolismo (il cane
allarga i garretti). Altro difetto è costituito dalla posizione non parallela degli arti al piano mediano
del corpo, cane largo dietro o stretto dietro (da non confondersi col single tracking che si verifica
nel trotto).
Un difetto che si riscontra in molte razze, sia davanti sia dietro, è quando il cane «fa la
calza›› o incrocia e cioè il piede descrive in alzata un semicerchio attorno all’arto in appoggio dello
stesso bipede, anteriore o posteriore.
Altri difetti sono i gomiti chiusi o i gomiti aperti che si ripercuotono negativamente sull`intero
movimento del treno anteriore per il mancinismo e il cagnolismo che provocano.
Andatura ondeggiante: gli arti non si muovono sullo stesso piano:
a) gli arti posteriori sono sulla traccia, gli anteriori sono fuori dalla linea del corpo;
b) gli arti anteriori sono sulla traccia, gli arti posteriori sono fuori dalla Linea del corpo.
Il trotto
Ancora più del passo, il trotto è l’espressione dinamica della morfologia di razza, è cioè
l’andatura che permette nel modo più appropriato l’osservazione del movimento. Nel trotto ogni
difetto di costruzione viene immediatamente rilevato.
E’ un’andatura saltata, diagonale, a due battute e due tempi, contrassegnata da una breve
fase di sospensione. Poiché il trotto presenta movimenti molto regolari e quindi ben osservabili è,
nel ring delle esposizioni, l`andatura preferita per esaminare l”apparato locomotore.
Gli spostamenti laterali del baricentro nel trotto del Lagotto sono in genere poco estesi
mentre gli spostamenti verticali, in relazione alla fase di sospensione e di ricaduta sul terreno,
sono abbastanza rilevanti.
Circa i vari tipi di trotto si distinguono:
1. Il trotto ordinario (nel quale il cane si copre). Fra l’appoggio di un bipede diagonale e l”altro
c’è un breve periodo di sospensione.
2. Il piccolo trotto, o trotto lento (quando il cane non si copre). Manca il periodo di
sospensione.
3. Il trotto allungato (quando il cane si sorpassa). C`è un periodo di sospensione
relativamente lungo.
4. Il trotto di corsa. È un trotto molto allungato in cui il periodo di sospensione è ancora più
protratto.
5. Il trotto disunito. Se le battute diagonali sono dissociate.
I due tipi di trotto caratteristici del Lagotto sono:
a) il trotto lento; b) il trotto ordinario.
Non è congeniale al Lagotto il trotto allungato che è tipico del pastore tedesco. Se un Lagotto
usasse il trotto allungato significherebbe che le proporzioni e le angolature del soggetto non sono
più tipiche. Perciò non lasciamoci ingannare da andature al trotto assai gradevoli a vedersi ma
assolutamente non consone alla nostra razza.
Nel trotto del Lagotto osserviamo che la testa e il collo sono portati leggermente in avanti e
più abbassati rispetto alla posizione che si riscontra nel passo. Abbiamo visto che la spinta del
posteriore parte dai garretti ed e commisurata all”angolo tibio-metatarsico che nel Lagotto, come
detto, è di 140°. Ciò gli permette un buon impulso che trova però nellìmpulso dell`anteriore un
eccellente aiuto. Inoltre la fase di allungo nel Lagotto è sempre buona perché la falcata
dell`anteriore tende a superare quella del posteriore. Sul ring un attento esame del segmento
dorso-lombare nel trotto è importantissimo perché la colonna vertebrale, come già al passo, deve
presentarsi sempre saldissima, anzi monolitica e senza determinare rollio del bacino. Abbiamo già
esaminato tale problema parlando del passo alla voce «compattezza dell`insieme>›.
Questo esame viene fatto valutando il cane di profilo. Va notato che nel trotto la colonna
vertebrale si irrigidisce, quindi un suo cedimento va severamente penalizzato. Nel caso di schiene
insellate o convesse si ha lo scomponimento del parallelogramma delle forze che provoca la
dispersione dell’impulso con grande handicap del movimento. Tutto ciò va severamente
penalizzato. Nel caso dell’insellatura lo sforzo muscolare per alzare la schiena e permettere,
anche se in parte, il passaggio dell’impulso, comporta un grande dispendio di energie che va a
detrimento della resa locomotoria. Nel trotto il cane, se ben allenato, tende ad aumentare la
velocità o allungando la falcata o, più spesso, incrementando la frequenza dei passi e, di
conseguenza, accorciando la falcata. In ogni caso il cane, per economizzare le forze, usa sempre
il sistema meno dispendioso dal punto di vista energetico. Va qui ribadito che il trotto ideale
universale, secondo il quale tutti i cani trottano nello stesso modo, non esiste, perché ogni razza
ha un suo tipico trotto che riflette gli aspetti della sua conformazione. Quindi il parametro di
valutazione del trotto non è rappresentato da un trotto ideale universale ma dal trotto ideale di
razza, nel caso nostro dal trotto ideale del Lagotto. Ne consegue che sul ring un cane trotta in
maniera perfetta quando sviluppa la più fluida ed efficace andatura di trotto che la conformazione
prevista per la sua razza può consentirgli. Il giudice deve anche controllare se il movimento di un
lato sia simmetrico a quello degli arti dell’altro lato, cioè che la spinta sia armonica e non produca
spostamenti o deviazioni laterali. Quando nel passo, ma soprattutto nel trotto, il corpo del cane o,
meglio, il suo asse longitudinale forma un angolo con la direzione di marcia si ha la cosiddetta
andatura a granchio. Il fenomeno è legato a diversa forza di trasmissione dell’impulso fra i due arti
posteriori.
Le deviazioni laterali comportano gravissime penalizzazioni. Sempre conseguenza di
insufficiente propulsione sono il trotto saltellante e il cosiddetto trotto indeciso che vanno
penalizzati. Quando il cane difetta di sincronismo posteriore-anteriore o ha il posteriore molto
sotto di sé, tende a battere le nacchere, immagine ippologica per indicare che durante il
movimento l’animale batte con la punta del piede posteriore contro il piede anteriore.
La mancanza di sincronismo posteriore-anteriore può anche determinare il già accennato
trotto disunito che ovviamente degrada il soggetto.
Il giudice deve poi valutare e analizzare l’ampiezza delle falcate anteriori e posteriori,
l”estensione della falcata davanti e dietro la scapola e davanti e dietro l”articolazione coxofemorale. Come visto l’ampiezza della falcata nel Lagotto tende ad essere uguale nell’anteriore e
nel posteriore e si misura al piccolo trotto, infatti in questa andatura uno dei due bipedi diagonali è
sempre a contatto col suolo, viceversa nel trotto ordinario e nel trotto allungato tra l’appoggio di un
bipede diagonale e il successivo c’è una fase di sospensione in cui il corpo del cane avanza
mentre è sospeso in aria, rendendo difficile la valutazione della falcata.
Comunque, per falcata anteriore o posteriore s”intende la distanza intercorrente fra il piede di
un arto appoggiato al suolo nel momento di massima estensione in avanti e il piede dell’arto
omologo nel momento di massima estensione all’indietro, rilevata nel momento di massima
estensione della falcata stessa. Nel Lagotto l`ampiezza della falcata corrisponde all’incirca al 75%
dell’altezza al garrese (indice 0,75). Si pensi che il pastore tedesco ha un indice di 1,2 (quindi
falcata molto più ampia del Lagotto), il fox-terrier ha un indice di 0,6, il greyhound ha un indice di
0,8 e il pointer ha un indice di 0,75/0,80.
Quando nel Lagotto la falcata anteriore e posteriore si riduce, il cane non può produrre un
buon movimento. La falcata anteriore si riduce se la spalla non è ben inclinata, se il braccio è
corto e così pure l’avambraccio. Spesso la falcata anteriore si riduce ancora quando ad
avambraccio corto si associa, per compensazione, un metacarpo lungo. Viceversa nel Lagotto
l’avambraccio lungo e favorevole all’ampiezza del passo, specie se associato a metacarpo non
troppo lungo.
I cani col baricentro spostato in avanti, quindi con spalla dritta e avambraccio corto, magari
associato (come s`è visto) a metacarpo lungo, al passo e al trotto sollevano poco i piedi anteriori
e sfiorano il terreno. Questa andatura difettosa, che è favorevole alle cadute per incespicamento
degli anteriori, si chiama, con termine pittoresco, radere il tappeto e, come abbiamo già visto, va
penalizzata.
Certe volte, il cane tende a portare in alto la testa, il collo viene fortemente rialzato,
provocando uno spostamento indietro del baricentro e andando ad appesantire, di conseguenza,
il posteriore. Questi cani hanno la tendenza a steppare, cioè a proiettare in avanti e in alto l’arto
anteriore estendendolo al massimo, difetto grave in un cane da lavoro e da cerca.
Visto da dietro il posteriore nel trotto dovrà essere solido e non ondeggiare, cioè l’anca dovrà
rimanere fermissima. L’attenzione del giudice si concentrerà sugli arti posteriori per valutare se si
mantengono perfettamente paralleli. Comunque il giudice avrà valutato già al passo più
chiaramente se vi sono garretti oscillanti.
Nel Lagotto ben costruito, con apparato locomotore potente e allenato si verifica, durante la
fase di trotto ordinario ma teso e battente, un”inclinazione verso l’interno di ambedue gli arti
anteriori e posteriori in toto e cioè: davanti spalla, braccio, avambraccio, metacarpo e piede, dietro
coscia, gamba, metatarso e piede. Questa non è un’andatura chiusa per malformazione degli arti,
ma, svolgendosi a trotto alquanto veloce, è un’azione attiva del cane per eliminare gli
sbandamenti laterali e ottenere una maggiore resa locomotoria (single tracking). In altre parole il
cane si comporta come una bicicletta che tende a percorrere una linea sempre più dritta a mano a
mano che aumenta la sua velocità, se invece rallenta fin quasi a fermarsi ecco che le forze di
spostamento laterale tendono ad aumentare. Si può quindi affermare che le forze trasversali sono
inversamente proporzionali alla velocità del soggetto in movimento.
E dunque evidente che cani con base d’appoggio molto larga (e quindi forti oscillazioni
laterali del centro di gravità durante il movimento, per esempio il bulldog) hanno forze di
sbandamento laterale assai evidenti e, di conseguenza, il loro movimento risulterà più faticoso e
lento. Viceversa, cani con base d’appoggio stretta (ad esempio il greyhound) e minime oscillazioni
trasversali del baricentro avranno forze di spostamento laterale assai ridotte e quindi un’andatura
più fluida e veloce.
Nel caso del Lagotto il centro di gravita, come sappiamo, è posto relativamente in alto
perché la lunghezza dell’arto anteriore dal gomito al suolo deve corrispondere al 56% dell’altezza
al garrese e avere una base d’appoggio non larghissima. Come visto i cani con base troppo larga
sono statici e incapaci di svolgere il lavoro. Inoltre i Lagotti ad arti corti che hanno una base
d”appoggio troppo larga in rapporto all’altezza, subiscono un maggiore spostamento laterale del
baricentro che determina un sensibile aumento delle componenti trasversali delle forze di
propulsione. Questo spostamento o barcollamento laterale può interessare sia il treno posteriore
sia quello anteriore o entrambi. Il soggetto con tale difetto viene definito cane che si culla e va
duramente penalizzato.
I cani bassi sugli arti, aumentando la velocità del trotto, non riescono ad effettuare il single
tracking e così o lasciano che le forze trasversali agiscano liberamente effettuando il succitato
movimento oscillatorio del corpo, oppure irrigidiscono le masse muscolari del tronco cercando di
limitare la componente trasversale, anche se ciò comporta uno sforzo notevole che va a scapito
del movimento.
Come noto, nel Lagotto il garrese dev’essere abbastanza prominente e lungo, se invece e
corto e basso il centro di gravità si sposta troppo in avanti con grave impedimento della
deambulazione. Il garrese alto ma corto predispone all’insellatura e quindi ad un rallentamento
dell’andatura.
Quando il giudice osserverà il cane di fronte gli si riproporranno gli stessi problemi in parte
già esaminati al passo e nel posteriore al trotto e cioè cane che chiude, che allarga e che incrocia.
Inoltre vi sono difetti di andatura propri dell’anteriore come:
1. bigliardare. Quando durante il movimento i piedi anteriori descrivono un arco di cerchio a
convessità esterna. Questo difetto è frequente nei cani cagnoli.
2. falciare. Quando il cane, estendendo gli arti anteriori, porta il piede in modo da descrivere
un arco di cerchio a convessità interna (si tratta del difetto opposto rispetto al precedente ed è
frequente nei cani mancini).
Il galoppo
È un’andatura veloce, naturale, saltata in quattro tempi e tre battute in cui i piedi toccano il
terreno secondo una sequenza legata all’arto posteriore che per primo raggiunge il suolo.
Il galoppo e differenziato in tre forme:
1. Galoppo ordinario; 2. Gran galoppo; 3. Galoppo accorciato o kanter.
1. Galoppo ordinario. l’animale si sorpassa, vi è una sola fase di sospensione che è di durata
pressoché uguale alle tre battute prese insieme. Il Lagotto usa su terreno libero e piano questo
tipo di andatura o quando passa da una «pastura» a un’altra avvertendo nell’aria l’emanazione del
tartufo.
2. Gran galoppo. L’animale si sorpassa, vi sono quattro battute, è andatura molto allungata e
lo spostamento del baricentro è notevolissimo sia in senso sagittale sia verticale. Le fasi di
sospensione sono due. Il gran galoppo non è congeniale al Lagotto.
3. Galoppo accorciato o kanter. L’animale non sempre si copre. E un”andatura molto stabile
essendo meno veloce del galoppo ordinario e talora più lento dello stesso trotto. Un appoggio
bipedale sostituisce la fase di sospensione che non viene introdotta.
L’ambio
È un’andatura naturale nell’elefante, nel cammello, nella giraffa. Nei cavalli e nei cani e
naturale o acquisita.
Frequente nei grandi cani da montagna (San Bernardo, Pirenaico, Caucasico, ed anche nel
piccolo Pastore dei Pirenei).
Esistono tre tipi di ambio: 1. l’ambio camminato; 2. l’ambio di corsa (o ambio vivo); 3. l’ambio
rotto.
1. Ambio camminato. È un’andatura marciata a due battute nella quale il movimento è
sincrono e gli arti si muovono per bipede laterale. Cioè i piedi di ciascun lato si levano e poggiano
contemporaneamente al suolo dando luogo così all’appoggio alternativo dei due bipedi laterali.
Quando gli arti di un bipede laterale toccano simultaneamente il terreno quelli del lato opposto se
ne distaccano simultaneamente. A causa di ciò si odono due battute.
Nell’ambio camminato le oscillazioni laterali del corpo sono molto evidenti, l’andatura si
svolge quasi raso terra per cui l’animale rade il tappeto. Gli spostamenti verticali, al contrario,
sono minimi. Essendo l’equilibrio instabile il cane è obbligato a reiterare velocemente il movimento
degli arti e più frequentemente che nel passo. Di conseguenza l’ambio camminato è un’andatura
alquanto veloce, superiore al passo, ma faticosa per l’animale e instabile dato lo spostamento
laterale del centro di gravità.
Il Lagotto pratica talvolta l’ambio camminato quale momento di transizione prima di passare
al trotto. Alcuni soggetti con problemi di spondilartrosi grave non riescono per blocco d’impulso a
passare al trotto e rimangono pervicaci ambiatori. Essi vanno pesantemente penalizzati.
2. Ambio di corsa (o ambio vivo). Non è più un’andatura saltata perché le fasi di sospensione
si alternano fra gli appoggi laterali successivi. L’equilibrio instabile che questa andatura comporta
stimola il cane a muovere molto velocemente gli arti per non incorrere in cadute cosicché l’ambio
di corsa diventa più veloce del trotto. Le orme si spostano al centro su una stessa linea facendo
diminuire, rispetto all’ambio camminato, l’oscillazione laterale del baricentro. L’ambio di corsa è
un’andatura defatigante che permette all’animale di mettere a riposo alcune serie di muscoli.
3. Ambio rotto. Gli arti si muovono per bipede laterale ma con dissociazione degli appoggi
perché i piedi posteriori raggiungono il suolo un po’ prima degli anteriori tanto da fare intendere
quattro battute ravvicinate due a due. La velocità supera quella dell’ambio camminato. Anche in
questo caso l’andatura è radente.